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Passatelli 1962

Cappelletti di Romagna

Il piatto della domenica e dei giorni di festa: da gustare a pranzo, rigorosamente in brodo.

CAPPELLETTI
DI ROMAGNA

I cappelletti o caplet sono per i Romagnoli il primo piatto più ricco e nobile. Un tempo erano considerati un simbolo indiscusso di benessere, ricchezza ed opulenza, tanto che augurare “cappelletti in tavola per un anno” era uno degli auguri più sentiti e graditi recitati nelle filastrocche augurali del primo dell’anno.


In Romagna si preparano essenzialmente due tipi di cappelletti, uno con il ripieno di soli formaggi, l’altro con l’aggiunta di carne. Nel ravennate (comuni di Ravenna, Russi, Cotignola, Lugo, Bagnacavallo, Fusignano e Alfonsine ) i cappelletti si preparano utilizzando il ripieno di solo formaggio. Naturalmente anche nei comuni limitrofi le due tipologie convivono pacificamente a seconda delle varie tradizioni familiari.


Innanzitutto, sul tagliere, si prepara la pasta con farina e uova (quante ne assorbe la farina), aggiungendo poca acqua. Qui entra in gioco l’abilità manuale dell’“azdora”, che impasta e lavora con energia il composto fino ad ottenere una sfoglia fine, morbida, senza rotture e lievemente rugosa. Con una rotellina dentata si ricavano poi i larghi quadrati di 4-6 cm di lato. Nel frattempo, a parte si predispone il battuto o “compenso”, alla cui preparazione concorrono, impastati in una terrina, ricotta, parmigiano grattugiato, uova, un pizzico di noce moscata e di pepe appena macinati, sale fino. Talvolta si usa integrare il battuto con carni bianche arrostite in padella e macinate, come petto di pollo o tacchino, lonza, buona salsiccia o mortadella man mano che ci si avvicina all’Emilia. Procedendo nell’esecuzione, su ogni quadratino di sfoglia, si pone un cucchiaio di battuto e poi con una mano svelta e abile si richiude secondo tradizione: il quadretto con al centro il ripieno viene ripiegato su sé stesso a mezza luna, facendo combaciare le due punte. Una volta uniti gli estremi occorre schiacciarli con un dosato movimento a cerchio, dando forma al cappelletto.


Un tempo era usanza gustare i cappelletti durante le festività natalizie come portata principale del pranzo. Era davvero il momento più atteso dell’anno, perché essendo un piatto ricco, veniva preparato e gustato, nel corso dell’anno, solo in poche occasioni speciali. Nonostante questo, non c’era famiglia, per quanto povera fosse, che rinunciasse ai cappelletti durante il pranzo di Natale. La preparazione avveniva di solito la sera della Vigilia, e coinvolgeva tutte le donne di casa e spesso anche i bambini, che davano una mano a chiudere il ripieno della sfoglia.


In Romagna la “morte” del cappelletto è in un buon brodo caldo e profumato. Si fanno riposare i cappelletti all’interno della zuppiera per circa un quarto d’ora e poi si servono con abbondante parmigiano. Se al brodo preferisci il sugo di carne, puoi accompagnare i cappelletti con un ragù classico, una spolverata di parmigiano grattugiato e una noce di burro.

LA RICETTA dei CAPPELLETTI DI ROMAGNA

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